Il giorno dopo che il Presidente Trump durante la Conferenza Stampa chiede se non sia una possibilità quella di iniettare al paziente il disinfettate, dal Madagascar arriva l’ultima novità.
In diretta televisiva il presidente del Madagascar, Andry Rajoelina, informa il suo popolo, uno dei più poveri del mondo, che il Malagasy Institute of Applied Research ha trovato una cura per prevenire il contagio del virus e curare chi si ammala.
Con l’entusiasmo di chi sta dichiarando che salverà il mondo, cosa che in effetti dice realmente, presenta il COVID Organic un infuso organico a base di Artemisia, pianta usata per trattare con metodi tradizionali la malaria.
Questa bevanda “cambierà le sorti del mondo” dice poco prima di bere dalla bottiglia dando prova pubblicamente della fiducia che nutre in questa tisana.
Il problema è che non ci sono prove scientifiche sugli effetti nei pazienti infetti. Il fatto che questo rimedio sia stato testato su 20 persone per un periodo di tre settimane e due persone abbiano recuperato, nessuna prova che il recupero sia da attribuire a questo prodotto, siano numeri sufficienti per far produrre il Covid-Organic in larga scala e farlo distribuire su tutti i banchi delle farmacie con l’impegno di darlo gratuitamente alle fasce di popolazione che non possono permetterselo.
Per i bambini che mercoledì sono tornati a scuola è obbligatorio, chi si rifiuta di berlo rischia la sospensione.
Il World Health Organization (WHO) ha dichiarato tramite un cominicato alla BBC che non ci sono basi alcune per poter dichiarare di aver trovato la medicina e che non ci sono, al momento, cure nè scorciatoie.
Queste dichiarazioni sono potenzialmente rischiose inoltre perchè facendo passare la bevanda come soluzione che garantisce la prevenzione al contagio, e possa addirittura curare, Rajoelina rischia di far abbassare la guardia ai malagasci che non sono nuovi alle pandemie.
Nel 2017 nel Paese ci sono stati casi di peste bubbonica.
Se il virus dilagasse si dovranno fare i conti con 6 ventilatori per una popolazione di 26 milioni di persone. Viene quindi da pensare che l’urgenza di riaprire, perchè la gente comincia a non sapere come sopravvivere, abbia portato a scegliere il rimedio organico come panacea nella speranza che il virus non dilaghi.
Inoltre, a causa della estrema povertà della maggior parte dei malagasci, buona parte della popolazione non è in grado di reperire informazioni. Non ci si stupisce se nelle aree rurali in molti non abbiano neanche sentito parlare del virus.
Internet ha dei costi che, in questo momento, non si possono affrontare.
Gli unici servizi gratuiti sono quelli offerti da Facebook. Si comunica quindi tramite Messenger, le uniche fonti di informazione a cui si può fare riferimento sono quelle che girano sui social (ma impossibilità ad aprire links a siti esterni che richiederebbero del credito che non si ha).
Sappiamo tutti come l’impossibilità ad informarsi e la dipendenza dai social network possa contribuire alla diffusione di contenuti non verificabili e quindi assenza di informazione affidabile.
Qualche giorno fa un amico di Tamatave proprio tramite messenger mi ha chiesto se sapessi nulla a proposito del COVID Organic. La cura obbligatoria che salverà il Madagascar. L’ho saputo così, tramite messaggistica istantanea, avrei riso se non fosse che la notizia mi ha preoccupata molto.
Pingback: In Tanzania il virus si sconfigge in chiesa - Giulia Raciti