Al momento stai visualizzando Quella sottile differenza tra viaggiare per lavoro e viaggiare lavorando
viaggiare

A volte quando si comincia qualcosa, anche se lo si fa un pò per gioco, le cose possono prendere delle direzioni inaspettate e diventare più grandi di quanto non ci si potesse immaginare.
Nel 2011 il fatto che in 6 mesi di viaggio zaino in spalla in Centro America non avessi incontrato un solo italiano mi diede da pensare.
Ho creduto che non ne avevo incontrati perchè gli italiani forse non conoscevano questa metodologia di viaggio. Non potevo immaginare altra motivazione sensata, semplice!

Nacque così viaggiare low cost, un blog di viaggio indirizzato prevalentemente ai backpackers ovvero coloro che viaggiano zaino in spalla, per lunghi periodi e con piccoli budgets (lo zaino in spalla non fa il backpacker!)
Ma nato come uno scherzetto e un passatempo questo blog è diventato qualcosa di più grande di me e delle mie stesse aspettative.

Dopo 3 anni di blogging, nel mentre che gironzolavo per il mondo con il mio zaino di 10 anni il cui peso iniziava a farsi sentire sempre di più, nonostante i chili dentro diminuissero, si iniziano a prospettare diverse possibilità. Alcune delle quali mi avrebbero permesso di poter viaggiare gratis e magari farmi anche pagare.

Non lo nego. Per un momento ho creduto che potesse essere la risposta alle mie domande a proposito del futuro incerto.
In fin dei conti per 3 anni ho vissuto in giro per il mondo con €600 al mese e di pochissimo. Ero felice così perchè quel poco che avevo mi bastava per proseguire nella mia missione e portare a compimento un progetto iniziato e, aggiungo, conclusosi, per puro piacere personale e che mai avrei potuto credere potesse un giorno portarmi a dar vita ad un progetto di lavoro concreto ed in continua crescita.

Inoltre avendo vissuto per anni dall’altra parte del mondo ed essendo anni luce lontana dal mondo dei bloggers e del blogging e del “business” che in questi anni si è venuto costruendo in questo settore non appena sono tornata in Italia, e quindi sono diventata “più accessibile” (una cosa è essere in Ecuador ed essere invita a 3 giorni in Spagna, proposta che mi faceva ridere e che rifiutavo con una gentile email, una cosa è essere a Roma e ricevere lo stesso invito), mi sono trovata a un bivio.

Fare diventare il viaggio un lavoro o no?
Lo ammetto, l’ho fatto una volta. Sì, sono stata pagata e spesata per andare in dei posti, farmi guidare, mangiare in ristoranti tutto quello che volevo, dormire in hotels servita e riverita, ho firmato un contratto in cui mi si richiedevano tali #, tot foto su facebook e tot post sul blog e poi le statistiche finali.

citazione Einstein
citazione Einstein

Quel giorno ho avuto la risposta alle mie personali domande. NO, io non voglio viaggiare per lavoro ma voglio viaggiare lavorando.
Voglio poter scegliere la destinazione, voglio poter stare settimane, anzi mesi, voglio poter scegliere come organizzare il mio itinerario, dove dormire, voglio avere un budget ed ingegnarmi a spenderlo bene e in maniera produttiva. Voglio che il mio viaggio rimanga un processo lento di scoperta e conoscenza e non un modo facile, e prevedibile, per vedere nuovi posti.

Voglio viaggiare lavorando, ovvero voglio poter dedicare il mio tempo ad un lavoro in cui non sono obbligata e ringraziare Tizio, Caio e Sempronio per l’ospitalità, in cui scrivo se ho voglia di scrivere e sto in silenzio se non ho nulla da dire, che mi faccia rimanere ferma o mi faccia muovere se, e, quando ne ho voglia, in cui non mi sento obbligata a farlo quando in verità vorrei, in quel preciso momento, fare tutt’altro.

Non voglio vivere di viaggi mordi e fuggi, non è mai stata questione di numeri, non li ho mai contanti e nemmeno mi interessa.
Voglio toccare l’anima dei Paesi che viaggio e rubarla, amarla e odiarla. Voglio che i miei viaggi siano sfide e percorsi di crescita, voglio sudarmi le mete e pertanto assaporare ogni singolo momento di vittoria che per i miei standards può, a volte, essere semplicemente l’arrivo a destinazione dopo 16 ore di minibus affollato e polveroso.

Non voglio viaggiare per lavoro, non voglio essere obbligata a viaggiare, non mi diverte ma mi stanca solamente.
Voglio poter essere libera di scegliere dove, come, quando e tenere il lavoro, che in quanto dovere (se non altro perchè a fine mese ci si deve arrivare), separato.
Una passione mi ha fatto inventare un lavoro ma non è diventata la mia professione, avrei potuto ma non l’ho fatto.
Il mio lavoro è diventato tale grazie ad una passione e per questo voglio continuare ad onorarla e lasciarle la leggerezza che si merita.

La strada più giusta non è sempre la più semplice o la più scontata.

E a te piacerebbe fare dei viaggi il tuo lavoro? O preferiresti avere un lavoro che ti permette di viaggiare?

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Giulia Raciti

Nomade Digitale e free lance dal 2011. Mi occupo di SEO, SEO Copywriting e creazione Siti Web utilizzando Elementor

Questo articolo ha 18 commenti.

  1. Claudia

    Ciao Giulia! :-) a me no, non piacerebbe fare dei viaggi il mio lavoro, e nemmeno la seconda, viaggiare lavorando, mi piacerebbe che le due cose rimanessero belle separate, per poter continuare a gustare il viaggiare in tutta libertá.

    Il mio unico cruccio é il tempo, i miei viaggi sono tutti più o meno “mordi e fuggi” come li definisci te, quasi mai più di 2 settimane. E mi sono accorta che non mi basta per niente, rischio sempre poù che diventino per forza una vacanza, nel senso che nasce l’esigenza anche del riposo fisico dopo mesi di lavoro ininterrotto. L’unica volta in cui ho avuto questa sensazione di libertá totale e di schiarimento della mente, é stato quando sono stata in Nuova Caledonia, perché sono riuscita a stare via ben 26 giorni…

    Te intanto continua così che mi sei sempre d’ispirazione, anche se io col backpacking c’entro come i cavoli a merenda!! Ciao
    Claudia

  2. Giulia Raciti

    E’ proprio questa la questione, il tempo.
    Se riuscissi ad avere un lavoro che ti permette di prendertela tranquilla e di poter viaggiare perchè non ti piacerebbe l’idea?

    1. Claudia

      Prendertela tranquilla nel senso di lavorare magari poche ore ma con costanza mentre sono in viaggio? Non credo che riuscirei a concentrarmi sul lavorare mentre sono in giro, però non ho mai provato, chi lo sa! :-)

      1. Giulia Raciti

        Pensa a questo, hai tutto il tempo che vuoi, gli spostamenti li puoi organizzare nelle giornate o nei tempi che preferisci, il lavoro lo puoi organizzare come vuoi tu. E’ qui che sta la differenza, se hai tempo non devi concentrare tutto in 10 giorni ma davanti a te ne hai 40, o 100 o boh…quanto vuoi tu.
        Quindi quello che in tour de force faresti in 10 giorni tu lo fai in 2 mesi e mezzo…non male. No?

        1. Claudia

          Dipende che lavoro fai, quali sono i tuoi clienti e le tue scadenze.. il marito, i genitori anziani, bla bla.. in realtà il mio ideale, in questo momento, dal grado di stanchezza che mi ritrovo, sarebbe di prendermi un anno sabbatico e vedere cosa succede :-)

          1. Giulia Raciti

            Certo, ovviamente si parla per ipotesi o comunque presuppone la possibilità di scegliere tra le due cose. Inoltre parlo per me (pertanto non faccio di tutta l’erba un fascio), che trovatami a questo bivio in cui le due opzioni erano possibili ho scelto quella più rischiosa ma più gratificante per i motivi di cui su.
            Avrei potuto farmi pagare per viaggiare, o comunque viaggiare gratis, o avrei potuto pagare i miei viaggi ma sfruttare le mie competenze acquisite per fare qualcosa che “non mi obbligasse a viaggiare” ma che mi permettesse di farlo come e quando dico io.
            Questo post in verità lo avevo scritto tempo fa ma mai pubblicato, l’ho ritrovato in bozze, ed è caduto a puntino visto delle email di futuri travel bloggers che mi chiedono come possono dar vita ad un blog che gli permetta di viaggiare aggratise o farsi pagare per farlo.
            E questa è la mia risposta..perchè non provare a creare una professione che ti permetta di farlo senza dover vendere la tua passione al miglior offerente e fare dei tuoi viaggi delle vacanze di catalogo agenzia viaggi e dirli pure grazie?
            Think out of the box.
            Questo quello che penso…poi del doman non v’è certezza!
            Ciao!

  3. Marco

    Ciao Giulia,
    il tuo è un dilemma che attanaglia tutti gli appassionati di viaggio e non ha una facile soluzione. Ricordo pero’ ciò che mi disse un tizio che dopo aver provato veramente tutte le modalità di vita per quasi vent’anni vivendo in tutti i continenti, giunse alla conclusione che la migliore soluzione è quella di avere un lavoro stagionale (In italia o dovunque) di sei mesi, e viaggiare completamente libero gli atri sei mesi dell’anno.

    1. Giulia Raciti

      Ciao Marco, io rispondo a te e al “tipo” che dipende. Questa è la miglior soluzione per lui.
      A me piace lavorare, perchè faccio qualcosa che mi piace, e il lavoro stagionale vorrebbe dire per me ammazzarsi per 6 mesi e poi fare niente. O ancora peggio fare un lavoro che odio per sei mesi e poi respirare per altri 6. Preferisco avere qualcosa di continuativo che mi piace.
      Questa PER ME è la soluzione migliore. Ma certo lavoro sempre e non esistono ferie.

      Per altri la soluzione ideale è farsi pagare per viaggiare e raccontare a pagamento. Non li condanno. Per loro è la cosa più meravigliosa del mondo.

      Siamo essere umani e quindi è giusto che ognuno trovi la sua strada. Non siamo macchine pertanto la soluzione e formula infallibile del “tipo stagionale” è vera per lui ma non per tutti gli altri.
      Ciao!

    2. Claudia

      Esattamente quello che sarebbe meglio – penso – anche per me..

  4. Narrab

    Io non posso viaggiare quanto mi piacerebbe proprio perché il lavoro mi blocca. Se avessi la capacità di far fruttare il mio blog, non ci vedrei nulla di male a viaggiare ogni tanto così. Ovviamente conservando la propria onestà intellettuale senza fare sponsorizzazioni acritiche.

    1. Giulia Raciti

      E se riuscissi a far fruttare il tuo blog in maniera differente così da permetterti di viaggiare come vuoi tu rimanendo realmente onesto in tutto e per tutto?
      Credimi che se firmi un contratto e sei “obbligato” a fare certe cose la sponsorizzazione acritica è difficile farla, sei comunque in obbligo. Vero pure che proprio perchè ti stanno pagando faranno in modo che tutto fili liscio. Ma tralasciando questo particolare, che ripeto è una scelta personale (l’ho fatto e ho promesso a me stessa mai più), dipende pure come tu viaggi.
      Io sono abituata a stare lunghi periodi, non viaggio tanto per viaggiare, se a me oggi la Spagna non interessa non ho alcuno stimolo ad andare, oltre al fatto che ormai trovo estremamente difficoltoso scrivere di un posto in cui sono stata per 3 giorni. Scriverei niente di più, niente di meno di quello che trovi su una guida.

      Ti auguro in bocca al lupo per il tuo blog e spero che possa trovare la tua strada, magari questo post ti può tornare utile https://www.giuliaraciti.com/come-guadagnare-con-un-blog-di-viaggi/
      THINK OUT OF THE BOX!!

      ciao!

  5. Daniela

    Ciao Giulia,
    Bel post riflessivo e finalmente una voce fuori dal coro. Viaggiare è bello in ogni sua forma sicuramente, ma se poi diventa un lavoro perde di quella sua magia che invece ti da solo la scoperta e il gusto di viaggiare secondo i tuoi schemi. Personalmente se devo cercare informazioni per un viaggio preferisco alla grande trarre spunti dai tuoi racconti che leggere l’ennesimo post sul resort tal dei tali e i suoi menu serali. Ma poi ovviamente questione di punti di vista e di gusti, il mondo è bello perchè vario, e la passione è quel che deve guidarci. In bocca al lupo ;-)

    1. Giulia Raciti

      Ciao Daniela,
      io ho provato anche l’altro modo ma mi ha quasi traumatizzata.
      Vero pure che come dici tu tutto dipende dai gusti e dai punti di vista. Io sono sicura che chi ha viaggiato per mesi, o anni, difficilmente riuscirebbe a scendere a questi compromessi, ma per il semplice fatto che l’esperienza di viaggio fatto è reale e genuina e si passa dall’altro lato della barricata, ovvero si è consapevoli che il viaggio non è un mero spostamento da un luogo all’altro o la corsa a vedere quante più cose, quanto la capacità di immergersi totalmente in realtà che se li per li sembrano non dare nulla dopo invece saranno le chiavi di interpretazione di una esperienza tanto intensa.
      Ho trovato più interessante una giornata a lavare panni e fare caffe con la mia amica etiope nella sua casa di Harar che fare un tour in Dancalia. Di quella giornata ho più cose da raccontare di un tour che seppur bellissimo rimane un tour.
      Ma per l’appunto…trattasi di punti di vista e modi distinti di vivere il viaggio. A me piace così e non potrei saperlo fare in maniera differente.
      CIAO!

      1. Daniela

        Brava, concordo su tutto. E poi, non c’è nulla di più bello della genuinità!! un abbraccio!

  6. clach

    Nel 2011 il fatto che in 6 mesi di viaggio zaino in spalla in Centro America non avessi incontrato un solo italiano mi diede da pensare

    nemmeno uno? :)

    1. Giulia Raciti

      Uno, ma tu eri diverso :-)
      Anzi dico la verità, due te incluso. Uno però si era trasferito in Nicaragua e li ci viveva, quindi riduco nuovamente a 1. Te.
      Escludendo ovviamente i ganzi abbronzati con panzone e costumino a Cuba.

  7. Mari

    Bellissimo post, seppur non tutti hanno la possibilità di scegliere se lavorare viaggiando o viaggiare per lavoro. L’ideale sarebbe coniugare le 2 cose ;)

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