Al momento stai visualizzando Lettere dalla Tanzania – La lentezza del viaggio

A volte reputo che la causa del mio voler star ferma sia da attribuire all’età, si sa che con l’età le priorità cambiando e quella forza ed energia che si hanno a 20 anni si tramuta in desiderio di stanzialità.

Non è vero che l’uomo è fatto per migrare di continuo, i nomadi sono delle eccezioni ma anche loro si fermano finchè la terra scelta darà dei frutti, o l’erba per nutrire i cammelli o il bestiame che sono gli univi valori che determinano anche lo status sociale per poi rimuoversi non appena trovano terre più vitali in cui poter stanziarsi anche se per un periodo più o meno breve. Ma sono delle eccezioni.

Cito:
Signor Kapuscinski, perché si viaggia?
Perché si è costretti. Sono convinto che l’uomo, per natura, è un essere sedentario, legato alla terra. E questo legame è un elemento importante dell’identità: molti cognomi (specie degli ebrei, e la cosa è buffa se si pensa che gli ebrei sono considerati “privi di radici”) indicano la provenienza geografica della persona. Ci si mette in cammino per fuggire dalla fame, dalla peste, dalla guerra, per cercare la sicurezza altrove.

È l’unico motivo perché si viaggia?
È il principale. Certo, ci sono stati i greci e i fenici, e gli abitanti di varie isole e penisole, da quelli del Pacifico agli inglesi che partivano per i mari, per curiosità, alla ricerca di altri mondi. Ma la storia è fatta per lo più di grandi civiltà che non hanno mai sentito la necessità di costruire le navi, o di andare ed esplorare l’altrove. Ha mai pensato al disinteresse degli africani per il mondo, o al fatto che i cinesi e gli indiani non hanno inventato niente che assomigliasse alla geografia? È vero, ci sono sempre state persone che si mettono in cammino per esplorare quello che è fuori. Ma è un piccolo gruppetto. La curiosità del mondo è un’eccezione, non una caratteristica comune agli umani.” (Autoritratto di un Reporter – Ryszard Kapuscinski).

La storia dell’uomo è fatta di migrazioni ma sempre dovute per necessità, carestie, ricerca di benessere,  i casi di viaggiatori instancabili sono da ricordare come eventi epici e fuori dal comune, interessante il libro In viaggio con Erodoto considerato dallo scrittore Polacco Kapuscinsky il primo vero viaggiatore della storia, mossi dal desiderio di conoscenza e curiosità, ma l’uomo è un animale stanziale che cerca un punto fisso in cui poter fermarsi e costruire qualcosa e non alla continua ricerca di novità, che significa incognita, da fronteggiare ogni giorno.

L’Africa mi riporta a uno stato di viaggio particolare, di movimento ma con una accezione nuova, il non dover fare per forza fare qualcosa e la conseguente lentezza.

tanzania

Complici i piccoli villaggi che si esauriscono in camminate di 30 minuti e pomeriggi in un posto ferma a guardare un punto molto al di là del visibile, mi piace perchè mi aiuta a rallentare dalla velocità a cui io, occidentale che ritiene che senza fare nulla il tempo si perde, cerco di riappropriarmi a volte con desiderio che anela come se cercare di non fare niente fosse un lavoro difficile per chi è abituato ad avere sempre qualcosa da fare.

Quante volte diciamo “voglio fare il possibile nel minor tempo”?

Mi piace quando va via l’elettricità, perchè mi lascia nel buio nella totale incapacità di fare qualcosa, ho la tendenza a perdere la torcia 2 settimane dopo il mio arrivo e nelle situazioni più astruse, e così sono obbligata a fermarmi. Finalmente.

Mbeya market

Le mie giornate prima che il sole lasci spazio alla luna e il buio pesto avvolga le città in cui non ci sono lampioni per strade, le passo leggendo, scrivendo appunti, andando al mercato a comprare dei mago o delle banane, scegliendole tra le differenti varietà, a bere un caffè nella stazione dei bus mentre i vecchi giocano a una specie di dama di cui non comprendo bene le regole e seduta da qualche parte a fare la stessa cosa che fanno loro, niente.

In verità penso. Credo anche loro, seduti accanto a me nello stesso tombale silenzio, facciano la stessa cosa, non so, e nessuno interrompe il silenzio dell’altro.

Ed entrambi ne godiamo credo alla stessa maniera.

Io magari penso a quello che ho attorno, che per ovvi motivi tiene occupata la mia testa visto la grande novità, lui forse pensa alla giornata di pesca appena terminata o alle mucche che ha fatto pascolare nei verdi campi che circondano il minuscolo centro cittadino.

E’ bella l’Africa?

Bello. Non so cosa si intenda per bello, inizio a non saperlo più. Credo che bella sia Roma o Parigi, anche Antigua in Guatemala ma l’Africa la indicherei con altro aggettivo che non è esattamente bello. E’ selvaggiamente umana, dote particolare che riconosco nella maggior parte dei suoi abitanti che reputo particolarmente ingenui, spesse volte, ma con picchi di saggezza tipica di chi ancora non è stato investito dal dio degli dei del nostro secolo, il denaro (se non il giusto, quello che faccia andare a letto con lo stomaco pieno), e parla senza remore dicendo quello che pensa secondo delle leggi comunitarie e tribali che non so se a noi sono mai appartenute.

L’Africa brulica di vita ed odora di selvaggio. Ogni tanto la mattina sento quell’odore che non appena scendo dall’aereo generalmente mi sdegna un pò. E’ plastica bruciata. Dopo un giorno quello stesso odore che si mischia alla cappa dell’apertura del portellone che mi investe all’arrivo, che mi farebbe riconoscere il continente anche se non sapessi dove sono atterrata, diventa parte importante di un viaggio in un Continente le cui foto raramente riescono a catturare le sembianze.

Non ci riesco perchè qui più che in altri continenti è il dettaglio, il più piccolo, che rapisce il mio occhio e la sua gente che vive secondo regole particolari e ancora non esattamente comprensibili.

io minibus-piccola

Non sono mai stata una persona particolarmente competitiva, nello sport individuale ho sempre perso e forse queste lezioni, che mi facevano sentire una perdente nata, mi hanno segnata al punto tale che ho creduto di esserlo davvero per buona parte della mia vita così dal dedicarmi solo a sports di squadra perchè sentivo che solo l’unione avrebbe fatto la forza.

Mi piaceva la pallavolo perchè la vittoria di uno è vittoria degli altri.

Non mi è mai piaciuta la corsa perchè tagliava fuori la condivisione del traguardo con chi stava facendo lo stesso percorso, uno vince e l’altro perde. Io generalmente ero quella che perdeva.

Forse è per questo che ancora oggi mi piace stare dalla parte dei perdenti e fare squadra, perchè loro mi ricordano me quando ci provavo con tutte le mie forze ma non raggiungevo quel traguardo nonostante gli sforzi fatti, mi mettevo di impegno senza riuscire mai a vincere una medaglia.

In Africa mi trovo ogni giorno tra chi fa il possibile per vincere quella corsa ad ostacoli ma che qui diventa una staffetta. Si corre assieme e anche se si perde ci si prova e ci si riprova fino a quando si raggiungerà il traguardo e la vittoria sarà di tutti.

Ho visto tanti luoghi nella mia vita, non li ho mai contati, o forse l’ho fatto ma quando mi è stato chiesto ma non ricordo il numero, davvero lo status di viaggiatore è direttamente proporzionale al numero di luoghi visitati?, ma so che sono tanti, talmente tanti che ormai non nutro desiderio di vederne sempre nuovi ma anzi vado alla ricerca della destinazione che mi faccia fare poco ma mi permetta di fermarmi ed apprezzarla per quanto ha da dirmi e non quanto ha da farmi vedere.

La filosofia dello zaino, meno è meglio, improvvisamente è diventata una filosofia di viaggio.

Viaggiando ho imparato a stare ferma, a scegliere con calma e non voler correre per forza, non è nella mia natura (forse perchè lo faccio male), ma a camminare, posso camminare per 8 ore senza mai fermarmi.

O forse viaggiare mi ha insegnato a riconoscere quello che so fare meglio senza voler invadere campi che non sono di mia competenza/interesse fino al punto di decidere di fermarmi. Di pensare.  Seduta su un muretto guardando in direzione dell’orizzonte le maree che portano via centinaia di metri di sabbia per poi rilasciarli qualche ora dopo ed in silenzio, proprio come il mio vicino che secondo me sta pensando alle sue mucche e a quante ancora ne servono per pagare la dote alla sua promessa sposa.

Giulia Raciti

Nomade Digitale e free lance dal 2011. Mi occupo di SEO, SEO Copywriting e creazione Siti Web utilizzando Elementor

Questo articolo ha 2 commenti.

  1. Giannina

    Che poesia nelle tue parole!
    Però io non so se la persona accanto a te pensa davvero… C’è qualcuno che ha la capacità di fermare anche la mente, non solo il corpo. E credo sia bellissimo!

    1. Giulia Raciti

      Già può essere… ed in effetti non mi stupirebbe neanche. In particolare in questo Continente hanno una capacità incredibile a fermare tutto. Anche la testa. ciao!

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